lunedì 26 marzo 2012

Ma dove sono??

Lo spaesamento che avevo anni fa arrivata in America l'ho rivissuto nei primi tempi del mio rientro.
Ora mi sono abituata, rassegnata forse, ma è strano sentirsi a disagio, sentire che qualcosa non combacia, stride, nel posto dove sei nato e cresciuto, dove, in teoria, ti senti a casa.
Esempi?
Ic omportamenti della gente in primis.
Sono andata a Milano nel week end e per uscire dalla metro o in Rinascente ho preso le scale mobili. Non esiste il concetto di "stand right", che a me inculcò a Londra una vecchietta a ombrellate sul retro delle ginocchia. Fatto semplicissimo, lapalissiano, di tenere la destra per lasciar passare chi ha più fretta di te. In Italia va già bene se ti chiedono permesso prima della spallata.
Altra cosa: l'ascensore.
In Usa tutti, ma proprio tutti, compresi i bambini, entrati in ascensore premono il bottone corrispondente al piano di destinazione e si mettono ordinatamente in fronte all'uscita, spalle alla parete chiusa di fondo.
In Italia no. In Italia ognuno si dispone a caso, creando un allegro disordine, che per uscire devi scontrarti con tutti. Ho notato che in genere la gente si dispone a lasciare un vuoto al centro dell'ascensore, ma il perchè mi è ancora ignoto.
Le mance, altra cosa inesistente in Italia. Ecco, se uno ha fatto bene il suo lavoro, tipo il cameriere al ristorante, io gli lascio volentieri qualcosa. Credo sia gratificante fargli capire che ha lavorato bene, per lui e e per me. Gli e lo lascio, in genere, proporzionato a quanto ho speso.  A Pavia in un bar ho lasciato un'euro in più visto che avevo preso un cappuccino e la tipa si è palesemente offesa. Mah.
Il taxi, questo sconosciuto. Nei paesi anglossasoni è una pratica comunissima girare con il cab, andare a far la spesa, al lavoro, a prendere i figli a scuola in taxi. E spendendo cifre contenute. Qui non ho mai sentituo nessuno, se non avvocati rampanti o manager in carriera, andare a lavorare in taxi.
E poi scusate ma lo devo dire, in Italia on sappiamo le lingue!!! Ed è vergognoso.
L'altro giorno in pausa pranzo ho scorto due turiste inglesi (riconosciute subito dalla pelle che manco con il candeggio abbinata ai capelli biondo rossicci) che cercavano disperatamente qualcuno che desse loro informazioni. Nessuno capiva una mazza. In una città universitaria la gente le evitava come la peste perchè  non capiva quello che dicevano. E mi hanno detto che anche nei musei han avuto difficoltà a trovare spiegazioni nella loro lingua. Dai, mica era mandarino! Resto di stucco.
E potrei pure continuare.
Ma voglio andare a pensare alle cose belle, al mio sentirmi a casa, fra la mia famiglia.
E il resto passa.

venerdì 23 marzo 2012

"E’ primavera. Comincio lentamente a respirare di nuovo. L’inverno è stato freddo e insopportabile, a tratti largo e ventoso come se la città fosse un’ampia sala in un maniero abbandonato. Per tutto l’inizio dell’anno mi era sembrato che le mie membra appartenessero al secolo scorso, la mia testa fosse un pezzo da conservare in un museo, in uno scaffale dalle ante di vetro, tra gli oggetti fragili".
(Riikka Pulkkinen, "l'armadio dei vestiti dimenticati" Garzanti)
Ma ora è primavera. Respira Ele, respira.

mercoledì 14 marzo 2012

Stralunati

Continua il surrealismo in casa Invernizzi...
Allora, mio padre se mia madre non è in giro, passa le giornate in piagiama bello comodo, al massimo in tuta, in giro per casa, fra la sua poltrona sfondata e qualche cruciverba.
La nonna invece ha una sua sedia con due bei cuscini verdone, che si sposta all'evenienza in ogni stanza: solo su quella sedia riesce a stare comoda, secondo lei, e a non farsi venire il mal di schiena. In genere passa le giornate a fare "lo scapino", cioè lavorare a maglia producendo calze, guanti, berretti, maglioni e coperte che manco un maglificio potrebbe stare al suo passo, il tutto senza occhiali, a ottantasei anni compiuti.
Stasera rientro e mentre io e mia madre prepariamo la cena li ascolto che parlano dalla sala,  mentre leggono La Provincia Pavese, rinomato quotidiano locale.
"Cos'è L'Imu?" chiede mia nonna, che evidentemente aveva scorto qualche accenno alla cosa sul giornale.
"E' una cosa da ragazzi." risponde mio padre liquidandola.
"Ma qui dice che dovran pagarla tutti, e che sarà bella cara!"
"Ma và là! Ti dico che non è una roba per noi! E' tipo un gioco, per i ragazzi!"
"Ma sei sicuro?"
"Ti dico di sì! E' una roba americana sul computer che cerchi i tuoi amici, quelli che han fatto il militare con te, e dopo tanti anni puoi andare a mangiare una pizza tutti insieme. Roba da ragazzi ecco!"
Io ero già piegata.
La nonna non risponde. Pensa. Potevo sentire il rumore delle rotelle dentro la sua testolina bianca.
Dopo un pò gli dice tutta arrabbiata: "Ma quel lì l'è no fasebuc??"
Perchè uno deve andare a teatro quando a casa può ridere così, a gratis???
Evviva la pasta al ragù, che almeno tutti, ma proprio tutti, han riconosciuto alla prima forchettata.

mercoledì 7 marzo 2012

Alla fine dopo aver letto il post della mitica Queen ho comprato anche io i legggins push up calzedonia. Risultato?
Ossa per cani.
Certe magrezze sono difficili da esibire.
Uffa.

lunedì 5 marzo 2012

Dalì

 














Il mio armadietto del bagno: indovinate qual'è la parte di mio fratello.
Ah, ho troppa roba, lo so.
Ma è tutto indispensabile!

sabato 3 marzo 2012

Domenica

Spencer mi manca.
Tanto.
Tanto.
Tanto.
Così tanto che per la maggior parte del tempo cerco di non pensarci.

giovedì 1 marzo 2012

Sera

Ho rivisto il tizio dell'autobus. Sull'autobus. Ha degli splendidi occhi, affusolati e lucidi. Ha mani piccole e delicate, e un viso stanco. Non lo conosco, non lo capisco, ma mi intriga.
Ho sentito una mia amica di Venezia e sono stra felice perchè a breve voglio andare a trovare lei e la mia vecchia dimora.
Il resto va come deve andare, o come canta va il mio concittadino Max Pezzali, almeno me lo auguro.
E ciao.